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Dialoghi con Seth – Messaggi da un’altra dimensione

 

Dialoghi con Seth – Messaggi da un’altra dimensione

 

INTRODUZIONE:

Prendo a prestito e riporto in questo articolo una parte della prefazione scritta da Massimo Biondi nel libro di Jane Roberts: Dialoghi con Seth – Messaggi da un’altra dimensione. Seppur tratta un tema ormai conosciuto e largamente diffuso, trovo utile condividere nel mio blog questo estratto, le cui caratteristiche mi hanno intensamente colpita. In un mondo new age in cui tutti i concetti basilari vengono subdolamente enfatizzati, a tal punto da svuotarli del proprio reale significato intrinseco, con umili parole, in modo semplice e disarmante Seth (entità canalizzata durante le trance da Jane Roberts) nelle pagine di questo libro, riporta al lettore nozioni profonde e intimamente familiari.

Nonostante la prima stampa di questo libro risalga al 1970, ciò che riporta – a mio avviso – sono importanti spunti di riflessione, decisamente attuali e adatti per i tempi che stiamo affrontando: sia individualmente che collettivamente.

Per ottenere un cambiamento collettivo occorre in primis lavorare ognuno nella propria individualità, e solo dopo aver liberato il pensiero e messo a frutto la creatività, possiamo unirci e cooperare ognuno portando i propri doni e i “nuovi talenti acquisiti”. Mettendoli a disposizione di un piccolo gruppo prima e di una più ampia collettività poi, in collaborazione e in cooperazione si assisterà a un lento ma inarrestabile cambiamento.

Il tanto anelato cambiamento di cui si sente parlare sempre più intensamente, negli ultimi anni a sta parte, ci rammenta che siamo noi gli artefici del nostro destino sia individuale che collettivo. E’ attraverso la “libera creazione del pensiero” che trasformiamo la nostra esistenza e plasmiamo i nostri futuri.

 

ARTICOLO

 

Il concetto basilare attorno al quale ruota la concezione espressa nei volumi di Seth è quello della libera creazione del pensiero. Ovvero, sono le nostre idee e atteggiamenti i veri creatori e plasmatori, in senso letterale e non solo metaforico, della realtà materiale: sono le nostre attese a produrre le forme del mondo, perché esiste una correlazione diretta tra tutti i contenuti della mente e la struttura della realtà tangibile. “Siamo noi a formare la materia, per poter agire in una realtà tridimensionale… La realtà fisica è come creta che impieghiamo e plasmiamo a volontà. […] “Senza rendercene conto, proiettiamo all’esterno le nostre idee a creare la realtà fisica. I nostri corpi sono la “materializzazione” di ciò che noi pensiamo di essere. Siamo tutti creatori, dunque, e il mondo è la nostra creazione congiunta”.

[…] Se è il nostro pensiero a forgiare la natura, allora qualunque cambiamento di pensiero produrrebbe un cambiamento nella natura. Non esiste alcun destino e nessuna realtà inevitabile alla quale doversi rassegnare; non esiste niente che non possa essere mutato o influenzato; non esiste evento sul quale si debba rinunciare ad esercitare la propria azione innovativa originale. E’ questo – ritengo – il messaggio fondamentale della personalità-Seth: essere e sentirsi liberi del pensiero e dell’esistere, in un rapporto immediato e diretto con la realtà.

Quanto sopra, però, non significa che il pensiero possa tutto: se cerco di convincermi che la carta sulla quale scrivo non è bianca ma rossa, di certo il suo colore non cambia. Ciò dipende dal fatto che, secondo Seth, oltre al pensiero del singolo individuo esiste un pensiero collettivo, sociale, storico, tradizionale, incline a una particolare abitudine culturale che stabilizza le cose nella forma e nell’aspetto con cui si presentano a noi abitualmente. Per un mutamento radicale, occorrerebbe che un nuovo pensiero venga condiviso da tutti, e solo allora il mondo cambierebbe le sue forme. Queste sono le vere rivoluzioni culturali, impossibili nei tempi brevi, ma che si compiono in una prospettiva storica.

A livello individuale ognuno di noi è arbitro, entro certi limiti, dei propri destini. E’ per questo che occorre agire continuamente sui nostri concetti di vita e di realtà, così come sul concetto che abbiamo di noi stessi. Solo se si formerà in noi una concezione favorevole e positiva, che sia in grado di guidarci alla realizzazione della nostra personalità, riusciremo a dare pieno senso alla nostra vita.

La realtà, dice Seth, è costituita di numerosi “piani”, o livelli, tutti interconnessi e adiacenti. Il pensiero e il nocciolo centrale della personalità vivono contemporaneamente a tutti questi livelli, ma noi non ce ne accorgiamo perché la nostra attenzione è focalizzata in prevalenza verso il livello della realtà materiale. Il potere creativo del pensiero, però, agisce in tutti quanti: in effetti “scorre” dall’uno all’altro piano, in diversi momenti, e proietta in ognuno il seme della sua creatività.  Il mondo onirico, ad esempio, è uno di questi livelli, e qui il pensiero dà forma e concretezza alle immagini dei sogni, dotandole di una loro realtà indipendente. Altrettanto fa in ulteriori mondi extrasensibili, raggiunti durante altri stati di coscienza. La piena estrinsecazione di tutte le sue potenzialità, il raggiungimento dell’obiettivo ultimo dell’esistenza si avrà soltanto quando si sarà vissuta l’esperienza di tutti questi mondi e di tutte queste creazioni; cicli consecutivi di esistenze doteranno infine ciascuna entità originaria del bagaglio di conoscenze e di esperienze necessario a esaurire il proprio compito: quello di perfezionarsi ad un grado infinito.

Per poter adempiere meglio il compito che si pone con questa esistenza terrena, occorre restituire al pensiero l’indipendenza e la libertà creativa, la capacità di ampliare i propri orizzonti di esperienza e di percepire con più immediatezza la natura della realtà. Per fare questo, dice Seth, bisogna liberarlo dei veli che scienza, filosofia e religione gli hanno avvolto attorno; occorre liberare l’individuo dalle sue paure e dargli la fiducia di seguire con slancio i suoi impulsi. Così facendo egli acquisterà esperienza preziosa, vivrà appieno e non creerà, all’interno di sé, immagini di sé stesso e delle proprie necessità che finirebbero per rivoltarglisi contro.

Il pensiero può tutto! E perciò bisogna liberarlo, farlo spaziare, crescere, e renderlo più sano e potente. Esso deve conquistarsi esperienze e plasmare il mondo, e perciò non deve essere contrastato o represso.

Prefazione di Massimo Biondi
Tratto dal libro: Dialoghi con Seth – Messaggi da un’altra dimensione di Jane Roberts

 

Anima Celeste

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